Si ringrazia l’Associazione “Mi fido di te”, Palazzo Francisci (Todi), dal cui sito sono tratte le seguenti informazioni.
Il termine anoressia deriva dal greco àn e òrexis che letteralmente si può tradurre come mancanza di appetito; in realtà il vocabolo risulta essere improprio dal punto di vista epistemologico se utilizzato per indicare un disturbo alimentare come l’anoressia, in quanto questa non implica una perdita di appetito ma un rifiuto prolungato e sistematico del cibo.
Criteri diagnostici:
- Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura (per esempio perdita di peso che porta a mantenere il peso corporeo al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto, oppure incapacità di raggiungere il peso previsto durante il periodo della crescita in altezza, con la conseguenza che il peso rimane al di sotto dell’85%, rispetto a quanto previsto).
- Intensa paura di acquistare peso o di diventare grassa/o, anche quando si è sottopeso.
- Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso.
- Nelle femmine dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi. (Una donna viene considerata amenorroica se i suoi cicli si manifestano solo a seguito di somministrazione di ormoni, per es. estrogeni).
Si distinguono due principali sottotipi:
- Con restrizioni: nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto non ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).
- Con abbuffate/condotte di eliminazione: nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).